MEDICI COMPETENTI POSSIBILI VACCINATORI: COSA ABBIAMO CHIESTO E COSA CHIEDIAMO

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  Lo scorso 21 gennaio a seguito di alcuni lanci di stampa in merito all’utilizzo del Medico Competente quale vaccinatore nelle aziende lombarde ANMA ha iniziato due percorsi paralleli: uno interno alla Sezione regionale Lombardia, l’altro a livello nazionale.

La Sezione lombarda il 24/01 u.s. ha inviato agli Assessorati regionali competenti una nota in cui si esprime il disappunto per l’ennesima occasione nella quale il MC poteva essere audito prima di emettere proclami. E partendo dall’analisi storica di quanto i MC hanno dato ai Lavoratori e ai Datori di Lavoro dal marzo scorso, e confortati da un sondaggio effettuato tra gli Associati della Sezione circa il proporsi “come parte attiva, come attori nella più delicata fase delle vaccinazioni, in particolare ai Lavoratori dipendenti delle aziende dove operiamo“, è stato rigettato il metodo di imposizioni calate dall’alto sia dal Sistema Sanitario Regionale che dalle organizzazioni rappresentative dei Datori di Lavoro e sono stati evidenziati alcuni dei problemi di gestione concreta delle vaccinazioni anti SARS-CoV-2: ”[...] Ci chiediamo però come questa disponibilità possa diventare realtà operativa. Le “Raccomandazioni per l’erogazione della campagna vaccinale” emanate con la Circolare 0042164 – 24/12/2020 dalla Direzione Generale di Prevenzione del Ministero della Salute sono esplicite e fissano i complessi e delicati principi del processo vaccinale. È immaginabile l’organizzazione “diffusa” del processo vaccinale in un sistema imprenditoriale frammentato costituito per oltre il 90% da micro e piccole imprese? Non si fa forse il consueto errore di parametrarsi esclusivamente alla grande impresa? Nondimeno ci chiediamo a quali responsabilità medico-legali (senza una adeguata copertura assicurativa) e a quali rischi per la salute (senza previa copertura vaccinale) vada incontro il Medico Competente.” concludendo che sono necessarie risposte concrete per un effettivo coinvolgimento.

Dall’altra parte un numeroso gruppo di lavoro di ANMA sul COVID-19 ha formulato una prima nota, inviata al Ministero della Salute e ai Presidenti delle Regioni, mediante la quale si riporta la questione alla dimensione nazionale. In aggiunta a quanto sottolineato anche dalla Sezione lombarda si esplicita che prima ancora della opportunità e del valore dell’apporto del MC alle attività vaccinali è sul piano della legittimità che va sottolineato che “la vaccinazione in ambito aziendale, pur se fosse affidata completamente ai Medici Competenti, avrebbe comunque rilievo di sanità pubblica e non di prevenzione negli ambienti di lavoro. La responsabilità dell’intero processo deve rimanere in capo all’Autorità Sanitaria che promuove le vaccinazioni sull’intero territorio nazionale” perché resta fermo che tranne per alcune determinabili attività produttive il rischio “rimane equivalente alla popolazione generale e quindi classificabile come generico“.

La volontà dell’Associazione è aprire un confronto con lo scopo di verificare la fattibilità di una operazione di vaccinazione nelle aziende e ai fini di un eventuale ma auspicabile “protocollo d’intesa” che inquadri o governi, tra le altre cose, modalità e responsabilità sul tema.

  A sostegno abbiamo poi il fatto che molte delle preoccupazioni sollevate da ANMA le ritroviamo in altri Colleghi, come evidenziato in questo articolo del dottor Ramistella Segretario Nazionale Area MC del Co.Si.P.S. e come può chiaramente leggersi nelle “Prime note sulla vaccinazione anti Covid 19 per i lavoratori” della CIIP.

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